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Le prigioni

Nelle prigioni del Castello furono detenuti prigionieri che si erano resi colpevoli di reati contro la famiglia d’Este, di attentato al potere del Signore e di congiure tra famigliari e tradimenti.

Quasi sempre i detenuti del Castello erano personaggi di rango che spesso lasciavano la loro testimonianza nelle iscrizioni ancora visibili nelle prigioni più importanti.

Le cronache ci descrivono già nel 1388 la detenzione in castello di Obizzo d’Este, nipote dell’allora marchese Alberto, della madre Beatrice da Camino, e di molti altri partecipanti ad una congiura, ordita ovviamente per impadronirsi del potere, finita nel sangue con una serie raccapricciante di esecuzioni.

Nel 1425 nelle segrete del Castello vennero imprigionati e decapitati Ugo d’Este e Parisina Malatesta, figlio e giovane moglie di Nicolò III, rei non di congiura ma di uno sfortunato amore tra coetanei che il marchese non seppe perdonare.

Nell’interrato della torre Marchesana, teatro della tragica fine dei due giovani amanti, un trittico in affresco, oggi conservato nel museo, raffigura la Madonna tra due Santi. Le immagini paiono essere state realizzate per espiare il delitto e consacrare il luogo dell’esecuzione.

Il Castello non perse mai con gli Estensi, pur arricchendosi di altri contenuti, la funzione militare e quella di luogo di detenzione per reati che possiamo definire politici.

Anche in seguito alla trasformazione in Palazzo Ducale, il piano terra sarà sempre utilizzato per difesa dei suoi illustri abitanti mentre le stanze più segrete continueranno ad essere popolate da quei prigionieri sui quali andava esercitata una attenta sorveglianza.

Tracce di reclusi graffite da loro stessi a memoria della loro “triste sorte”si ritrovano in varie stanze e continuano nel tempo dopo gli Estensi, in epoca papalina, Napoleonica e persino nel secolo scorso.

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