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Arrigo Minerbi - breve profilo biografico

 

BREVE PROFILO BIOGRAFICO
Arrigo Minerbi (Ferrara, 1881 – Padova, 1960) si formò nella scuola d’arte della sua città e, nel 1902, si
iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze, coltivando lo studio della ceramica e della decorazione,
quindi si stabilì a Genova dove rimase fino allo scoppio della prima guerra mondiale. L’iniziale
orientamento simbolista è frutto di un’intelligente riflessione sulle poetiche del secessionismo e del
modernismo, sull’esempio di Leonardo Bistolfi e di Galileo Chini. Con loro condivide un interesse per le
arti decorative, declinate secondo gli stilemi floreali e l’elegante linearismo del gusto liberty, che
costituiscono il suo primo ambito di produzione.
Con il trasferimento a Milano, dopo la prima guerra mondiale, Minerbi si accosta alla cifra di Adolfo
Wildt soprattutto nell’elaborazione di un’iconografia dell’eroismo patriottico. Nei suoi esiti più
originali, la ritrattistica e la produzione a tema sacro e allegorico risentono del clima del realismo
magico per la ricerca di essenzialità, la fascinazione per i modelli rinascimentali e la capacità di
infondere un’aura sovratemporale al dato reale, in sintonia con le ricerche di Casorati e Funi. Artista
prediletto di Gabriele d’Annunzio, Minerbi approdò nella maturità a un linguaggio purista del tutto
peculiare nel nitore delle superfici levigate e nel controllo della composizione. Il suo profondo legame
con la tradizione italiana e insieme la ricerca di un equilibrio tra naturalismo e idealizzazione iscrivono
il suo lavoro nell’alveo del classicismo di matrice novecentista. Gli anni Trenta e Quaranta lo vedono
impegnato in commissioni pubbliche e private di prestigio, prevalentemente religiose ma anche laiche,
come la Maternità degli Istituti clinici Mangiagalli di Milano (1930) o la porta bronzea del duomo di
Milano (1936-48). Il classicismo naturalista della sua produzione matura offre un contributo al
rinnovamento dell’iconografia del sacro e alla riflessione sull’arte pubblica che si sviluppa negli anni
Trenta.

Arrigo Minerbi (Ferrara, 1881 – Padova, 1960) si formò nella scuola d’arte della sua città e, nel 1902, si iscrisse all’Accademia di Belle Arti di Firenze, coltivando lo studio della ceramica e della decorazione, quindi si stabilì a Genova dove rimase fino allo scoppio della prima guerra mondiale. L’iniziale orientamento simbolista è frutto di un’intelligente riflessione sulle poetiche del secessionismo e del modernismo, sull’esempio di Leonardo Bistolfi e di Galileo Chini. Con loro condivide un interesse per le arti decorative, declinate secondo gli stilemi floreali e l’elegante linearismo del gusto liberty, che costituiscono il suo primo ambito di produzione.

Con il trasferimento a Milano, dopo la prima guerra mondiale, Minerbi si accosta alla cifra di Adolfo Wildt soprattutto nell’elaborazione di un’iconografia dell’eroismo patriottico. Nei suoi esiti più originali, la ritrattistica e la produzione a tema sacro e allegorico risentono del clima del realismo magico per la ricerca di essenzialità, la fascinazione per i modelli rinascimentali e la capacità di infondere un’aura sovratemporale al dato reale, in sintonia con le ricerche di Casorati e Funi.

Artista prediletto di Gabriele d’Annunzio, Minerbi approdò nella maturità a un linguaggio purista del tutto peculiare nel nitore delle superfici levigate e nel controllo della composizione. Il suo profondo legame con la tradizione italiana e insieme la ricerca di un equilibrio tra naturalismo e idealizzazione iscrivono il suo lavoro nell’alveo del classicismo di matrice novecentista.

Gli anni Trenta e Quaranta lo vedono impegnato in commissioni pubbliche e private di prestigio, prevalentemente religiose ma anche laiche, come la Maternità degli Istituti clinici Mangiagalli di Milano (1930) o la porta bronzea del duomo di Milano (1936-48). Il classicismo naturalista della sua produzione matura offre un contributo al rinnovamento dell’iconografia del sacro e alla riflessione sull’arte pubblica che si sviluppa negli anni Trenta.

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