Sezioni
Tu sei qui: Home Il Castello I restauri I restauri 1910-1930

I restauri 1910-1930

Durante il ventesimo si effettuarono molti lavori di manutenzione e di adattamento per le sempre rinnovate esigenze di uffici.
I restauri 1910-1930

I restauri 1910-1930

Due furono i filoni portanti che potrebbero essere così tematizzati: Il “Castello nella crescita urbana” e la “medievalizzazione del monumento”.

Tra il 1910 ed il 1912 un interessante intervento permise la riapertura della Loggia degli Aranci, allora completamente tamponata, richiusa poi a vetrate nel secondo dopoguerra per essere destinata alle riunioni della Giunta Provinciale. Lo spazio originario venne riaperto dai recenti restauri degli anni ottanta.

Stessa opportuna riapertura venne effettuata nel 1917 agli archi rinascimentali (che risultavano anch’essi completamente tamponati) della loggetta ovest della torre dei Leoni mentre pochi anni dopo, nel 1925, venne opportunamente respinto un progetto di rimerlatura delle stesse logge.

Una proposta del 1925 di abbattimento del rivellino nord, per allargare la strada antistante, sfociò molto più sensatamente nel restauro filologico del balconcino in legno effettuato dopo un lungo dibattito nel 1936.

Nel 1877 si era affrontato un intervento di sistemazione dell’ingresso dal rivellino sud con demolizione di una rampa che, parallela al muretto del fossato, entrava protetta da mura, con una curva ad angolo retto, nel rivellino stesso.

Senza entrare nel merito dell’idea, certamente tale intervento diede l’opportunità di effettuare altri lavori che portarono alla anacronistica pendenza di tutta la piazza a sud del Castello, per la realizzazione di un discutibile accesso carrabile al Castello stesso.

Fu proprio con i lavori effettuati tra il 1917 ed il 1925 che si volle dar un nuovo aspetto al cortile e allo stesso tempo una completa accessibilità alle vetture in Castello.

In pochi anni vennero cambiate le pendenze dei rivellino sud e nord, i segni dei variati livelli sono ancora evidenti. Vennero allargati gli archi di accesso al cortile dai due rivellini, e l’intero cortile venne completamente trasformato.

Cancellando negli intonaci le parti affrescate di sapore rinascimentale, il cortile d’onore fu riportato ad una “foggia originaria” non meglio identificata e sottolineata dall’evidenziazione di probabili tracce di un loggiato che poteva correre lungo i lati del cortile del Castello e del quale non si sono trovate purtroppo altre tracce probanti.

Tra le tante gravi perdite di affreschi e fregi architettonici alle pareti, venne anche demolito un balcone coperto che correva al primo piano del lato ovest del cortile.

Il fossato del Castello fu uno degli elementi paesaggistici dei dintorni del monumento più sacrificati e verso il quale si espresse una forte mancanza di sensibilità per il suo valore ambientale ed urbano.

Di fatto il fossato perse progressivamente il suo contatto naturale con il sistema dei canali che percorrevano la città e che erano stati via via interrati, tombati, ed in qualche caso trasformati in cunicoli di scolo delle fognature pubbliche.

Ultimo atto, che ebbe una grande influenza sull’immagine urbana del fossato e del monumento, che tuttora crea grosse difficoltà nel mantenimento di questo specchio d’acqua (raro residuo di arredo nella casistica attuale dei castelli italiani ed europei) è legato al tombamento, nel 1863, ed alla successiva trasformazione in fognatura pubblica del canale Panfilio lungo l’attuale direttrice del viale Cavour.

Questo procedimento di forzato allontanamento delle fonti di approvvigionamento delle acque superficiali sane, presenti nella città dalla fossa del Castello, è tuttora fonte di preoccupazione per il mantenimento delle qualità igieniche ed estetiche del bacino.

All’ interno vennero realizzate nel 1919 la nuova sala del Consiglio Provinciale, già nel salone dei Giochi, con pregevoli incisioni lignee di Ettore Zaccari, di ispirazione tra il liberty e l’art déco, e mosaici di Giovan Battista Giannotti.

Nel 1926 la volta della saletta dei Veleni fu affrescata da Carlo Parmeggiani, il tema dell’intervento è chiaramente ispirato alle consuete raffigurazioni di epoca fascista con inserito il ritratto del gerarca ferrarese Italo Balbo.

Nel 1946 si riparò il grave danno dovuto al bombardamento del rivellino nord che venne ricostruito fedelmente dal Genio Civile.

Azioni sul documento
Strumenti personali
Fatti riconoscere