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Nino Migliori. Una ricerca senza fine.

 

La fotografia di Nino Migliori (Bologna, 1926) è in perenne movimento. Un flusso di idee,
progetti, sperimentazioni, ma anche precise prese di posizione etiche e politiche
accompagnate da un ideale estetico in continua evoluzione. L’artista ha sempre agito con un
unico e irrinunciabile obiettivo: spostare sempre più in là i confini della fotografia, riscrivendo
costantemente la grammatica delle immagini, aprendo e legittimando filoni di indagine prima
di lui sconosciuti.
Questa antologica ripercorre la “ricerca senza fine” condotta da Migliori dal 1948 ad oggi:
dagli scatti di sapore neorealista, che raccontano l’Italia degli anni Cinquanta, e dalle serie dei
Muri e dei Manifesti strappati, dove mostra affinità con la pittura informale europea, alle
sperimentazioni concettuali con cui indaga aspetti trascurati o non previsti del linguaggio
fotografico (la reazione dei materiali, il ruolo cosciente del caso, quello del tempo, la presenza
fisica e gestuale dell’artista), e alle opere che evidenziano un particolare interesse per la
comunicazione visiva nel suo insieme.
Nel percorso di Nino Migliori la fotografia assume valori e contenuti legati all’arte, alla
sperimentazione e al gioco: oggi lo si considera un vero architetto della visione perché ogni
suo lavoro è frutto di un progetto preciso sul potere dell’immagine, tema che ha caratterizzato
tutta la sua produzione.

 

 

La fotografia di Nino Migliori (Bologna, 1926) è in perenne movimento. Un flusso di idee, progetti, sperimentazioni, ma anche precise prese di posizione etiche e politiche accompagnate da un ideale estetico in continua evoluzione. L’artista ha sempre agito con un unico e irrinunciabile obiettivo: spostare sempre più in là i confini della fotografia, riscrivendo costantemente la grammatica delle immagini, aprendo e legittimando filoni di indagine prima di lui sconosciuti.

Questa antologica ripercorre la “ricerca senza fine” condotta da Migliori dal 1948 ad oggi: dagli scatti di sapore neorealista, che raccontano l’Italia degli anni Cinquanta, e dalle serie dei Muri e dei Manifesti strappati, dove mostra affinità con la pittura informale europea, alle sperimentazioni concettuali con cui indaga aspetti trascurati o non previsti del linguaggio fotografico (la reazione dei materiali, il ruolo cosciente del caso, quello del tempo, la presenza fisica e gestuale dell’artista), e alle opere che evidenziano un particolare interesse per la comunicazione visiva nel suo insieme.

Nel percorso di Nino Migliori la fotografia assume valori e contenuti legati all’arte, alla sperimentazione e al gioco: oggi lo si considera un vero architetto della visione perché ogni suo lavoro è frutto di un progetto preciso sul potere dell’immagine, tema che ha caratterizzato tutta la sua produzione.

 

Mostra organizzata da Fondazione Ferrara Arte, Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara e Fondazione Nino Migliori

A cura di Denis Curti

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