Questa idea, che in seguito avrebbe fornito la principale giustificazione ideologica alle grandi operazioni urbane quattro-cinquecentesche (presentate quasi sempre come mirate al benessere dei sudditi), aveva inizialmente trovato espressione sul piano dell’arte di corte per eccellenza: la miniatura.
Già allora stigmatizzate come segni di vanità, in realtà le manifestazioni di magnificenza degli Estensi - e di Borso in particolare - avevano dunque un dichiarato intento politico-ideologico: «lo è in grandissimo errore chadauno che ni stimi superbo ni ambitioso» - scriveva Borso nel 1468, quasi in risposta alle parole sprezzanti di Pio II - «cunciosia che se havemo cercho de exaltare la Casa l’h
…