Nel maggio di quell’anno una violenta rivolta popolare si era conclusa tragicamente con il linciaggio di Tommaso da Tortona, consigliere fiscale del marchese. In quell’occasione non era stata messa in discussione la Signoria, ma Nicolò II aveva avvertito la fragilità della sua posizione e aveva letto in quell’episodio il segreto tramare di pericolosi avversari politici. L’Estense ritenne di doversi dotare di una potente macchina repressiva, monito e freno per qualunque tentativo di ribellione.
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